Era il 1996 quando il Centro Melaverde iniziava a muovere i suoi passi per fare inclusione sociale dei bambini e dei ragazzi del territorio di Mentana. Considerando l’età media dei ragazzi che hanno vissuto con noi questo emozionante viaggio, possiamo dire che siamo pronti ad accogliere la seconda generazione. Per raccontare questa storia abbiamo pensato di dare la parola ad uno dei principali protagonisti della vicenda.

“Ho capito, quasi subito, che stava succedendo qualcosa, così tanta persone non le avevo mai viste. Certo ogni tanto passava qualche anziana a fare buche o a raccogliere ortaggi, ma ormai da anni non vedevo tutte quelle persone. All’inizio ero anche un po’ infastidito: urla, schiamazzi e cadute rovinose mi impedivano di fare i miei abituali riposini. Poi lentamente, mi sono abituato e non vi nego che con il passare del tempo mi sentivo completamente ringiovanito. Una strana emozione mi faceva sentire tutte le mattine le farfalle nella pancia e quando sentivo arrivare il piccolo branco mi sembrava di vederle volare… e allora capivo: sta per ricominciare anche oggi!

Giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, ho convissuto da protagonista con il dono più bello e prezioso che esista: la Vita. Le urla per me divennero musiche, il calpestio dei piedi un massaggio, il rimbalzare di un pallone il solletico e poi strane gocce di rugiada bagnavano l’erba. Sentivo la tristezza ed il dolore ma durava davvero poco. D’improvviso lentamente tutto tornava come prima e via di nuovo urla, corse e salti. Quei momenti, si proprio quelli, mi sono rimasti impressi in maniera indelebile e grazie a loro ho capito che nulla è più forte della Vita. Ho capito che quelle strane gocce di rugiada che cadevano sull’erba erano i granelli della clessidra della Vita. Ognuno ha la sua ma “se cadi la Vita ti aspetta”.

Vi giuro che pensavo di essere anche io un pezzo o meglio una zolla di paradiso. Poi lentamente con il passare degli anni i raduni sono diminuiti e ho iniziato a vedere persone con degli strani oggetti in mano che emettevano acuti trilli. Parlavano continuamente con gli oggetti e sempre meno tra di loro. Le urla, le corse ed i salti sono gradualmente svaniti. Tutti mi sembravano più soli: quella euforica allegria che lentamente costruiva la felicità era stata sostituita da un profondo senso di solitudine e il senso di amicizia che avevo assaporato negli anni iniziava ad avere un retrogusto di plastica.

Solo l’estate si tornava a rivivere quei bei momenti. La scorsa estate ho sentito di nuovo quelle emozioni e proprio per questo mi sono deciso a raccontarvi la mia storia. Siamo in tempo. Coraggio. Muoviamoci tutti … ma proprio tutti. Possiamo ancora restituire alle persone quelle splendide emozioni. Mattoni della felicità umana.

Anche stavolta ho visto le persone giuste, quelle che mi hanno ridato forza e voglia di provarci a cambiare qualcosa. Rivorrei le mie interminabili partite di pallone, con i falli e le proteste. Vorrei ancora gli arbitri “giusti”, quelli che sanno far vincere anche chi perde e poi voglio i rigori. Sì, l’ansia dei rigori di fine campionato era adrenalina pura. Per cui aiutatemi! Io voglio farlo per tutti quelli che hanno calpestato questa terra e oggi sono diventati uomini e donne e voglio farlo per i loro figli perché anche loro possano prendere dal vivo i mattoni con cui costruire la felicità che li accompagnerà per tutta la Vita.

Ancora una volta “Insieme” possiamo realizzare grandi sogni.

vi aspetto al prossimo Campionato estivo

Grazie a tutti

Il Vostro

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