La storia di questo mese parte da materiali di scarto, da quei prodotti che non sono più idonei alla vendita o con piccoli difetti, che di solito prendono la strada della discarica. Che vanno ad aumentare il volume dei rifiuti prodotti, spesso senza che nessuno si domandi se potevano avere una seconda chance ed essere utilizzati in qualche modo.

Un po’ come succede con le persone. Se hai qualche “difetto di fabbrica” o il tuo “imballaggio” si danneggia, la strada è quella della società di serie B, delle persone destinate a qualche parcheggio più o meno dignitoso.

Ecco, diciamo che la storia di Mauro e dei suoi ragazzi è quella di un incontro, un incontro fortunato tra materiali dal grande potenziale. “Ero deciso a trovare dei materiali per far imparare ai minori che accogliamo un lavoro e intanto fare qualche intervento di piccola manutenzione per le nostre strutture o per altre associazioni. Così ho iniziato a bussare a tutti i grandi negozi di bricolage… la fortuna ha voluto che incontrassi Luca (Pereno ndr) e che si instaurasse subito quella sintonia di visione e di obiettivi”.

Mauro (Giardini ndr) da anni presiede la cooperativa sociale C.E.A.S. – Centro Educativo di Accoglienza e Solidarietà ed è impegnato nell’accompagnamento e nell’inserimento di minori in situazione di difficoltà. “Il passaggio alla creazione dell’Emporio fai da Noi è stato naturale: noi avevamo le risorse umane, Leroy Merlin ha messo quelle materiali. Così possiamo creare sia dei percorsi formativi per i nostri ragazzi che renderci utili e dare una mano ad altre famiglie o realtà che sono in difficoltà”.

Si rimane affascinati dall’energia e dall’entusiasmo di Mauro, che inizia a snocciolare i materiali arrivati dai punti vendita in Italia e in Europa e ripartiti verso le case e le associazioni del territorio:

“Dalla Francia è arrivato addirittura un container di porte, con quelle abbiamo cambiato tutti i serramenti della nostra comunità educativa l’Albero delle Mele di Mentana, mentre con le piastrelle e i materiali edili del negozio di Roma Tiburtina siamo riusciti a ristrutturare l’appartamento di tre sorelle disabili”.

Grazie all’arrivo di materiali e mobili di esposizione o fuori produzione, l’emporio di Mentana è diventato presto molto fornito tanto da farsi anche punto di riferimento per altre associazioni: “visto che abbiamo attrezzature professionali, altre associazioni locali ci chiamano per fare diversi tipi di lavori. Mi è rimasto impresso quando siamo andati ad aiutare un’associazione di disabili che stava rimettendo a posto uno spazio verde per farne orto e giardino: se non avessimo avuto le attrezzature dell’emporio sarebbe stato difficile sistemare quello spazio”.

“Il sistema dell’Emporio è così semplice che spesso ci stupiamo che non venga utilizzato di più – racconta Mauro – Il problema vero è che richiede un impegno maggiore, che va oltre il denaro e che spesso le persone, anche se in situazione di povertà, non sono disposte a dare: alla fine quando paghi un oggetto o una prestazione chiudi il rapporto, non sei tenuto a fare qualcosa in cambio o aggiungere la tua empatia. Nel sistema dell’Emporio invece, in cambio di materiali o del noleggio di utensili, viene chiesto di restituire quel valore in ore di volontariato, di essere disponibili ad aiutare il prossimo. Le persone in certi casi rinunciano ad avere quel bene o quel servizio pur di non dover partecipare come volontari… questo ci mette di fronte al dramma della nostra società, la perdita del sistema delle relazioni, dell’egoismo che sfocia nell’isolamento, anche per quella fetta di persone in situazione di povertà relativa che grazie al supporto della comunità, in passato, sono riuscite a superare momenti di difficoltà”.   

Un velo di tristezza scende ascoltando queste parole, ma poi come un fiume in piena Mauro ricomincia a parlare di progetti, traguardi da raggiungere e di persone che non si lasciano sconfiggere: “Ci piacerebbe mettere in piedi anche un ‘magazzino solidale’ e trasformare il nostro ‘emporio solidale’, dove doniamo prodotti ortofrutticoli alle persone in difficoltà, in un luogo dove tutti possono venire a fare la spesa, valorizzando anche economicamente gli ottimi prodotti che abbiamo”.

Ecco l’argomento dei soldi. Colgo l’occasione per chiedere a Mauro se, visto che tutte le attività di manutenzione e ristrutturazione, nonché quella della distribuzione di frutta e verdura, potrebbero essere affiancate da una parte “aperta al pubblico”, e diventare anche una fonte di guadagno per le persone impiegate. “Non ci siamo ancora arrivati, forse perché in questo momento non è tra le nostre priorità. Alcuni dei nostri ragazzi sono stati notati dagli abitanti del quartiere e ingaggiati per piccole attività di manutenzione o giardinaggio; sicuramente potrebbe essere una possibilità anche se il problema di seguire i nostri ragazzi dopo i 18 anni è un grande ostacolo allo sviluppo di queste progettualità”.

Già, la legge prevede che al compimento dei 18 anni il giovane, ormai indipendente ed autosufficiente, debba uscire dalla comunità: “fanno fatica i ragazzi con solide famiglie alle spalle ad inserirsi nel mondo del lavoro, immagina un ragazzo fragile con una storia complicata alle spalle…” prosegue Mauro “Per adesso continuiamo a prenderci cura di loro, anche a distanza. Grazie ai materiali che abbiamo recuperato e ai volontari che abbiamo riunito, stiamo sistemando anche delle abitazioni per fare housing sociale. Leroy Merlin ci ha inviato anche mobili e decorazioni, in fondo avere un posto da chiamare casa è il primo passo per costruire relazioni e rinsaldare la comunità”.

Alla fine, la casa rimane un tassello importante nella vita delle persone e spesso basta davvero poco per dare un contributo importante nel migliorare la situazione abitativa di famiglie e comunità.

E recuperare materiali imperfetti crea quel mix unico ed irripetibile.